giovedì 20 settembre 2012

Ciao, Gianfranco Zavalloni

Gianfranco Zavalloni - pedagogista italiano
 Lo scorso 19 Agosto, uno dei più innovativi pedagogisti italiani, se n'è andato prematuramente, lasciandoci meravigliose testimonianze della sua esperienza come maestro di scuola materna, creativo e saggio studioso. Di seguito una sua riflessione sull'evoluzione del mondo dell'infanzia e sulla necessità di rallentare il tempo. Da questa concezione, la sua nota "Pedagogia della Lumaca". 









A scuola di lentezza
di Gianfranco Zavalloni

In questi tempi è di gran moda, nelle case di campagna riabitate dai cittadini, avere un ulivo secolare in giardino. Peccato che dove oggi si costruiscono ville, un tempo non c’erano uliveti. Se si piantassero piccole pianticelle di ulivo ci vorrebbero anni per avere una bella pianta. Allora esistono ditte specializzate che espiantano ulivi secolari e li ripiantano anche a pochi metri dalla porta di casa. Nessuno ha più il tempo di attendere? Oggi si vuole tutto velocemente. Grazie alla televisione prima, e alle reti telematiche ora, è di gran voga la somministrazione di notizie “in tempo reale”, “in diretta”. Si è cioè convinti di potere di più se si è “in rete” con tutto il mondo attraverso un computer, un telefono o un monitor. A cosa serve tutto questo? Spesso non si sa. Si sa solo di essere collegati con tutto il mondo. Forse si ottiene un grande senso di sicurezza, di protezione, rispetto alla sensazione di “esser soli”. Si vive con il mito incalzante del tempo reale e si sta perdendo la capacità di saper attendere. Chi ha più il tempo di aspettare l’arrivo di una lettera? Oggi è possibile alzare la cornetta e sentire la persona con cui si vuoi comunicare in pochi secondi. Che vantaggio c’è nello scrivere delle lettere? Se tutto va per il giusto verso c’è da attendere una settimana. Molto meglio il telefono, la posta elettronica, la chat. Alcuni anni fa, quando ancora non esisteva Internet, Jeremy Rifkin ci ricordava che “… la razza umana si è basata, nel corso della storia, su quattro dispositivi fondamentali di assegnazione del tempo: i rituali vitali, i calendari astronomici, le campane e gli orari, e ora i programmi dei calcolatori. Con l’introduzione di ogni nuovo dispositivo, la razza umana si è staccata sempre più dai ritmi biologici e fisici del pianeta. Siamo passati da una stretta partecipazione ai ritmi della natura all’isolamento pressoché totale dai ritmi della terra…”.
Siamo nell’epoca del tempo senza attesa. Questo ha delle ripercussioni incredibili nel nostro modo di vivere. Non abbiamo più il tempo di attendere, non sappiamo partecipare a un incontro senza essere disturbati dal cellulare, vogliamo “tutto e subito” in tempo reale. Le teorie psicologiche sono concordi nel pensare che una delle differenze fra i bambini e gli adulti risieda nel fatto che i bambini vivono secondo il principio di piacere (“tutto e subito”), mentre gli adulti vivono secondo il principio di realtà (saper fare sacrifici oggi per godere poi domani). Mi sembra che oggi gli adulti, grazie anche alla società del consumismo esasperato, vivano esattamente come i bambini secondo le modalità del “voglio tutto e subito”. Sapremo ritrovare tempi naturali? Sapremo attendere una lettera? Sapremo piantare una ghianda o una castagna sapendo che saranno i nostri pronipoti a vederne la maestosità secolare? Sapremo aspettare? Si tratta di intraprendere un nuovo itinerario educativo. Genitori. insegnanti e tutti coloro che ruotano attorno al mondo della scuola, sono stimolati dalle suggestioni offerte dalla pedagogia della lumaca e possono ricominciare a riflettere sul senso del tempo educativo e sulla necessità di adottare strategie didattiche di rallentamento, per una scuola lenta e nonviolenta
Gianfranco Zavalloni
Questo il suo sito che ha guidato diversi docenti, guidando loro a  prendere  tempo... trovando il tempo di ascoltare e osservare.



“Tina Modotti. Fotografa e rivoluzionaria” a Lecce

LECCE - “Tina Modotti. Fotografa e rivoluzionaria”: ottanta scatti che raccontano la vita e l'impegno della fotografa italiana sono al centro della mostra, curata da Reinhard Schultz, allestita al Cineporto di Lecce.
L'esposizione, sarà inaugurata venerdì 21 settembre alle 19 e sarà visitabile fino al 14 dicembre.
Durante il vernissage sarà proiettato il film “Tina in Mexico” di Brenda Longfellow.

D’indole ribelle, proletaria per nascita, Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) appartiene a quella generazione di artisti che hanno intrecciato i fili dell’impegno sociale alle cause che, nella prima metà del XX secolo, hanno condotto a nuovi modi di intendere la ragion d’essere dell’uomo contemporaneo. Attrice di teatro e cinema, fotografa, rivoluzionaria, passionaria perseguitata, musa di grandi artisti come Pablo Neruda, modella dei pittori naturalisti messicani David Alvaro Siqueiros e Pablo Rivera, figura controversa dai molti nomi e dalle molte vite, la Modotti ha avuto una grande vera passione: la fotografia. Prima messa al servizio degli ideali sociali e poi sacrificata per la lotta politica, rivelatasi quando aveva vent’anni grazie a Edward Weston, il maggior fotografo dell’epoca che l’amò e ne fece la sua musa.
L’esposizione, curata da Reinhard Schultz con la collaborazione della Galerie Bilderwelt di Berlino (fotografie di Tina Modotti) e il Center for Creative Photography di Tucson, Arizona, comprende una selezione di 80 opere dell’artista dal 1923 al 1930. La maggior parte delle opere riguarda il periodo messicano dell’artista, mentre la serie dei ritratti di della Modotti riguarda, invece, il periodo di Los Angeles e sono firmati da Edward Weston, inclusa anche una foto del periodo hollywoodiano sul set del film “The tiger’s coat”. Nel corso dell’inaugurazione sarà proiettato il film “Tina in Mexico” di Brenda Longfellow.

La mostra (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20 e la mattina dalle 10 alle 13 solo per gruppi organizzati e su prenotazione) è realizzata con al sostegno della Regione Puglia -Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo-, in collaborazione con la Fondazione Apulia Film Commission e Cineporti di Puglia (Lecce).