domenica 2 novembre 2014

Halloween - notte di streghe, vampiri e dolcezze




di Milena Galeoto

Montréal, 31 Ottobre 2014

L’appuntamento è alle 6 pm (o à 6 heure come si dice da queste parti) a Rue Drolet angolo Rue Rachel Ouest. Qualche ritocco al trucco, categoricamente spaventoso, una borsa robusta che possa contenere tante caramelle e si parte per celebrare la notte di Halloween.
E’ la prima volta che assistiamo da vicino questa festività e ci sorprende come sia parecchio sentita da queste parti, tanto che i preparativi iniziano abbondantemente qualche mese prima.
L’arancio delle molteplici zucche che decorano abitazioni, negozi e strade, si mescola bene alle vaste distese di foglie gialle e rosse, donando alla città il tipico mélange autunnale.
Il bus ci attende e la temperatura inizia a pizzicare il naso, annunciando l’arrivo dei primi freddi. Facciamo un po’ di ripetizioni del rituale “trick or treat” (dolcetto o scherzetto) appreso a scuola, con la raccomandazione di bussare solo alle abitazioni con la luce accesa, dove sono allestite le macabre decorazioni.
Riconosciamo da lontano il gruppo di bambini e genitori che ci aspettano, e già ascoltiamo le urla dei piccoli mostri alla rincorsa del dolce bottino che li attende questa sera.
E’ sorprendente come questo giorno riesca ad animare interi quartieri, come la gente apre le porte di casa, si traveste per l’occasione e fa provviste di dolci da donare ai bambini, perché in fondo è la loro festa, sono loro i protagonisti indiscussi.
Porta dopo porta, salendo le tipiche scale delle abitazioni montrealesi, poste all’esterno per garantire più spazio negli edifici e una distanza di sicurezza dalle strade, ciascun bambino in fila, arrivato alla soglia di ogni porta, apre il suo fagottino per riempirlo di nuove prelibatezze.
I genitori sono pronti alle loro spalle con la cosiddetta busta di sicurezza dove, dopo un po’ di giri, i piccoli avventori versano le caramelle per alleggerirsi del loro carico che in poco tempo raggiunge il chilogrammo. Non solo i privati donano le caramelle ma anche i commercianti, e le botteghe più visitate sono i numerosi Dépenner. Famosi da queste parti, simili un po’ ai nostri negozi alimentari, e letteralmente il loro nome significa riparare, venire in soccorso, nati per agevolare gli acquisti in pieno inverno con il trasporto a domicilio. Ma gli scenari più belli di questa grande ricorrenza sono allestiti nelle Ruelles, le tipiche stradine secondarie dove si affacciano gli interni delle abitazioni, i luoghi dove normalmente si ritrovano i bambini a giocare e che oggi sembrano corridoi vestiti a festa, con le file di luci e fantasmi che si perdono da una palazzina all’altra. Siamo organizzatissimi, è difficile che le nostre piccole creature delle tenebre si perdano con noi, con un genitore posto all’inizio della carovana e un altro in coda, con i loro pollici alzati, pronti quando è tempo di muoversi alla successiva postazione. Siamo una squadra imbattibile, ci nutriamo di zuccheri e nessuno ci ferma, tranne i cartelli con su scritto: “PLUS DE BONBONS – Dèsolè!”. (Photo/M.Galeoto)

Photo: ©Milena Galeoto













martedì 21 ottobre 2014

Farmacie supermercato Jean Coutu, il rimedio lo trovi tu...

Le farmacie supermercato Jean Coutu hanno i reparti suddivisi per organo, dove puoi anche farti le fotocopie, le fototessere (che sconsiglio in questo luogo perché esci sempre un po' malaticcio), trovare un vasto assortimento di caramelle e dolciumi, adiacente al reparto igiene orale e diabete. Naturalmente, se cerchi un pacco di assorbenti, attraversi un lungo corridoio che contiene la storia del pannolino, dal bebè all'anziano incontinente, passando per l'età fertile. La cosa interessante è che superando il reparto bebè che contiene tutto, ma proprio tutto quello che serve al bebè, dal latte, ai prodotti per lo svezzamento, ai rimedi primi dentini, ai giochi, all'igiene etc., ci sono due colonne di anticoncezionali (e ditemi se questo non è marketing!). Se poi pensi di sentirti costipato o di avere il colon irritato, devi passare prima attraverso lo stomaco e superare il labirinto intestinale, sempre che si tratti di problemi legati all'alimentazione o allo stress (oddio, l'ho nominato...). Per quest'ultimo problema c'è proprio un'insegna intermittente: stress-stress con la gigantografia di una che si mangia le unghie, adiacente all'uscita. Ecco se arrivi a quel reparto, avendo superato tutti i reparti e organi, letto accuratamente diverse confezioni, posologie e controindicazioni, appreso la storia del pannolino, del bebè tiranno, persa nel labirinto intestinale, come minimo ti compri RESCUE REMEDY e ti spari dieci gocce sublinguali prima ancora di arrivare alla cassa, dimenticando il motivo per il quale eri entrato: le fotocopie.

domenica 12 ottobre 2014

Les tam-tams du Mont-Royal

Foto/Milena Galeoto

di Milena Galeoto


E’ domenica pomeriggio a Montréal quando decido di attraversare Rue Saint-Laurent, l’arteria principale della città, denominata la strada di mezzo, la spina dorsale del paese, lunga 42 km, quanto il perimetro dell’isola. E’ su questa strada che si alternano i diversi quartieri, incluso Little Italy. 
C’è la fiera sul corso. D’estate ogni quartiere, apre le porte di case e negozi che si estendono fin sopra i marciapiedi con bancarelle dove espongono tutta la merce in saldo. E anche gli abitanti montano delle tavole, sulle quali vendono manufatti artigianali del loro paese d’origine, cianfrusaglie vintage dei loro appartamenti. I protagonisti, naturalmente, sono giovani e bambini. 
Ti accorgi di quanto sia giovane questo paese, per la miriade di ventenni che si ritrovano nelle piazze, durante queste giornate, improvvisando una festa col dj di turno, esponendo magliette con le stampe più bizzarre, angoli bar fai da te, e tra loro c’è perfino chi allestisce un angolo da barbiere, specie se Jamaicano perché loro sono considerarti i migliori a tagliare i capelli.

Si respira arte per le strade e i murales sono vere e proprie opere urbane, finanziate dal comune che offre agli artisti di strada delle sofisticate impalcature. Montréal è considerata la capitale degli artisti, vengono da ogni parte del Québec, dell’America, e anche dalla vecchia Europa per mescolarsi insieme in tanti stili, per celebrare insieme la “libertà d’espressione”.
Mentre passeggio lungo Saint-Laurent, incrocio i diversi paesi latini che si susseguono sulla strada.
Cammino, percorro chilometri senza accorgermene perché ogni angolo mi sorprende piacevolmente, la domenica basta equipaggiarsi bene, procurarsi un vecchio container e realizzi un negozio, t’incontri con amici musicisti e improvvisi un’orchestra. 
Mi porto verso la montagna, attraversando vicoli stretti, le zone più suggestive del quartiere Plateau de Mont-Royal. Dalle case addossate esce odore di cucinato, a ogni ora del giorno. Ho presto imparato qui, che mangi quando hai fame perché quando si convive con tante etnie ti adegui ai ritmi dell’essere umano, fuori dalle abitudini della tua cultura. Mi sorpassa veloce un bambino sul monopattino, sicuramente questa è la sua Ruelle per come sembra sicuro della strada che percorre da solo. Incontro una donna, un’anziana di colore e le chiedo se può prendermi una foto perché ho voglia di fissare la mia immagine in questa dimensione dove ritrovo me stessa. Mi dice che se proseguo verso la montagna, sentirò i tam-tams, sì, perché ogni domenica la gente si ritrova sulla montagna, in una sorta di rituale collettivo di liberazione e benessere. Molti si caricano sulla spalla un jambei, delle bacchette, e c’è perfino chi si arrangia con coperchi e pentole, e insieme si batte allo stesso ritmo una musica tribale.
Un rituale che si ripete dalla fine degli anni ’60 inaugurato dalla generazione hippie. Salgo verso la montagna e ai piedi di un’enorme statua della libertà e indipendenza, si apre ai miei occhi uno scenario incredibile: migliaia di persone costellare l’enorme monte, distese sul prato, in vortici di danza, a battere il ritmo che celebra la vita. Grandi, bambini, anziani, bianchi, neri, di ogni razza e genere che hanno in comune un’espressione di beatitudine.
Mi fermo ancora davanti a questo scenario ma è impossibile stare a guardare senza lasciarmi prendere dal ritmo. Ho voglia di celebrare la vita anch’io, di purificarmi da tutte le inutili mortificazioni vissute nel mio mondo, ho voglia di liberarmi per rinascere a Montréal, libera da pregiudizi, da inutili pensieri, e sento che il mio cuore torna a battere forte a ritmo del tam-tam. Saluto la gente che ho conosciuto, tanta, saluto Steve, musicista Jazz. Rodrigo, muratore appassionato batterista. Lorena, impiegata delle poste che la domenica a piedi nudi balla finché non tramonta il sole. Il sole è basso e illumina i grattacieli di Down Town, scendo dalla montagna e decido di cenare all’americana, prendo un hamburger, patatine e un tè freddo della casa. Torno a casa con tante immagini e suoni nella mia mente, e capisco che a Montréal, anche se hai le scarpe bucate, ti senti la persona più ricca del mondo perché sei un uomo libero. 



martedì 16 settembre 2014

Agenda di scuola

L'agenda, uno strumento fondamentale per restare in contatto con le famiglie.
Per scoraggiare l'acquisto di materiale didattico griffato, fonte di discriminazioni, le scuole consegnano ai bambini l'agenda dell'istituto, un modo utile per restare in contatto con le famiglie e tenerle sempre informate.
Sulla copertina, è in genere stampato il disegno di un bambino che meglio rappresenta la scuola, selezionato alla fine dell'anno scolastico precedente, tra tutti i disegni degli studenti.
Tra le prime pagine, c'è una custodia trasparente (dove s'infilano documenti da firmare, denaro e avvisi stampati dalla scuola), gli obbiettivi, le regole sul comportamento, evidenziando sempre che il materiale non necessariamente deve essere di tendenza ma possibilmente pratico, e un po' di storia e geografia del paese.
Le pagine sono composte dal calendario mensile degli eventi (già stampati) che si svolgeranno e le pagine di diario dove annotare i compiti.
Costa 10 dollari e questi soldi sono destinati al fondo cassa del comitato dei genitori, grazie al quale è possibile acquistare il materiale extra per gli eventi, musical, e varie altre attività.
Praticità, efficenza, voglia di crescere insieme, sono le parole che comunicano queste semplici quanto geniali iniziative.












giovedì 4 settembre 2014

Scratchatopia, a scuola di animazione con Steven Woloshen

In uno dei tanti laboratori urbani realizzati qui a Montréal, abbiamo partecipato ad un originale laboratorio artistico, condotto dal celebre Steven Woloshen, amato dagli appassionati di animazione.
Scratchatopia classroom con Steven Woloshen
Steven Woloshen, classe 1960, è un pioniere dell'animazione disegnata su pellicola. Ha studiato Cinema alla Concordia University di Montréal e ha realizzato documentari, film sperimentali e animazioni, proiettati nei Festival in giro per il mondo. 
La sua tecnica d'animazione che lo ha reso famoso, è quella di incidere la pellicola, di graffiarla, utilizzando inchiostri e colori brillanti per esprimere al meglio degli stati emotivi.
Woloshen è fortemente ispirato dalla musica, in particolare il Jazz  che mette come base nelle sue animazioni, in cui le linee si alternano tra forme giocose e scarabocchi. Opere vibranti, leggere, che catturano lo spirito e l'energia della musica. Come nel jazz, l'improvvisazione e il caso sono aspetti importanti del lavoro di Woloshen. 

Visto che i suoi film sono auto-finanziati come gli strumenti del suo mestiere, ci siamo avvicinati al tavolo di lavoro allestito presso Le Parc Les Compagnons (uno dei nostri preferiti), con pellicole nere e trasparenti, pennarelli, inchiostri e scalpelli artigianali che sono serviti, appunto, per graffiare i negativi.
Ci siamo accomodati insieme a dei cari amici, Giorgia ha scelto una pellicola trasparente, lunga circa un metro con una quarantina di fotogrammi da disegnare e io, una pellicola nera dove ho provato a graffiare e riempire di colore una sequenza d'immagini.
Naturalmente, la piccola Giorgia, ha compreso più di me, l'importanza di fare una sequenza di fotogrammi simili tra loro perché nell'insieme dovevano riprodurre 2-3 secondi di animazione. 
Completate le nostre illustrazioni, Steven Woloshen ha digitalizzato le pellicole con un particolare scanner che le proiettava all'interno di una camera oscura, dove su un pannello, scorrevano tutte le animazioni dei partecipanti, assemblate sulle vivaci note di musica Jazz.

Un'esperienza fantastica che ha trasformato un angolo di parco in una classe affiatata, di persone entusiaste di apprendere questa meravigliosa arte, attorno ad un appassionatissimo e instancabile maestro!

Giorgia mostra il suo lavoro

Sembra soddisfatta...

Apprendisti all'opera

Alcuni dei nostri fotogrammi

Grandi e bambini insieme

Animazione che passione!

Steven Woloshen

Mumble mumble

Alcuni strumenti
I ferri del mestiere

Wow, vedere le proprie sequenze animarsi...

Camera oscura o magica :)

Giovani apprendisti

Che classe!


Lasciati i nostri indirizzi e-mail, ci è arrivato il risultato del lavoro collettivo con un  "Merci! Thank you everybody!" Steve Woloshen






sabato 23 agosto 2014

Piovono bambini a Montréal

Piovono bambini a Montréal
"Boom!" "Pataboom!!... tonfi incredibili di bambini in volo dai giochi del parco, veloci a rialzarsi e correre ancora per spiccare un altro volo.
"Ahhhhh!" all'inizio, la mia incorreggibile apprensione mi faceva sobbalzare e preoccuparmi di fronte a queste cadute. Poi, ho compreso quale fosse il segreto per attutire i colpi, montagne di morbido truciolato, distribuito nelle aree dove sono collocati i giochi. Soluzioni semplici ed efficaci in armonia con l'ambiente.



martedì 19 agosto 2014

Al parc des Compagnons a Montréal, un container di storie

Sono tante le storie da raccontare da questa ridente città del Canada, ma mi soffermerò in particolar modo sulle iniziative urbane, che agevolano la partecipazione sociale, culturale, specie quella rivolta alle famiglie e, soprattutto, ai bambini.
Di volta in volta, così, avrò piacere di raccontare queste esperienze e chissà se non possano ispirare anche il mio paese.

Passeggiando sulla Avenue Mont-Royal, una delle strade principali del quartiere Le Plateau dove attualmente viviamo, c'è un piccolo parco (piccolo per modo di dire, circa un ettaro e mezzo di terra) dove prende vita una piccola biblioteca, ricca di testi per ragazzi, ma anche per adulti. Libri che, come apprendo dal personale che la gestisce, sono selezionati dalla biblioteca del quartiere e donati per questa iniziativa. Niente lasciato al caso quando s'intende promuovere la cultura.

Al Parc des Compagnons, ogni giorno, è possibile usufruire gratuitamente di questo rilassante spazio, accomodandosi su comode sedie a sdraio a leggere un buon libro, a chiacchierare, mentre i più piccoli si dilettano a disegnare, a giocare con i diversi giochi di società messi a disposizione da questo servizio, o semplicemente, sfogliando libri distesi sul prato.
Tutte queste attività, sono racchiuse dentro un semplice container, finemente arredato all'interno con scaffali, appendiabiti, bauli in legno pieni di giocattoli.




Decorato, mi dicono, da un'artista chiamata Zema (questo è il suo blog) che ha realizzato un murale floreale durante il Festival della Poesia che qui a Montrèal si tiene dal 5 all'8 Giugno.
Insomma, queste iniziative ci entusiasmano perché sono realizzate con molta semplicità ma efficacia e posso garantire che leggere un libro all'aperto qui, è piacevole, non ci sono auto che strombazzano, rumori assordanti e facendoci caso, parliamo pure con un tono della voce moderato, e ci rendiamo conto ancora una volta che il vero benessere si vive quando è  rivolto all'intera comunità.


Leggendo e giocando, si é già fatta ora di cena e richiamare l'attenzione di mia figlia è un'impresa abbastanza ardua!


domenica 17 agosto 2014

The Illuminated Crowd - La folla illuminata

Camminando per le strade di Montréal, attraverso il quartiere Downtown, sulla McGill street adiacente all'Università che prende lo stesso nome, è difficile non essere attratti da questa enorme scultura color crema.

The illuminated Crowd  [La folla illuminata] datata 1985, è una scultura di 65 soggetti di ogni età, razza, condizione sociale, illustra la degradazione dell'uomo e simboleggia la fragilità della condizione umana. Creata dall'artista franco-britannico, Raymond Mason, questa scultura pubblica si trova appena fuori dal cancello principale della McGill University a Montréal. 



Alla base dell'opera è scritto in lingua inglese e francese: una folla si è raccolta d'avanti a una luce, un'illuminazione portata da un fuoco, un evento, un'ideologia o un'ideale. La luce proietta ombre, si sposta verso la parte posteriore e diminuisce, così l'umore degenera e emergono gli schiamazzi, il disordine e la violenza, che mostrano la fragilità dell'uomo. La speranza di un'illuminazione, il coinvolgimento, l'ilarità, l'irritazione, la paura, la malattia, la violenza, l'omicidio e la morte - Il flusso delle emozioni dell'uomo attraverso lo spazio. 314x860x320 cm.





martedì 1 luglio 2014

ENZO&NIO


Durante il Festival Wall a Montréal, è stato impossibile non notare le icone di Enzo&Nio: bambini, donne e personaggi delle nostre tradizioni che impugnano armi, dentro delle nicchie, spesso accompagnati da frasi latine, o una serie di bombe con le loro iniziali e, ancora, curiose scatole d’emergenza. Istallazioni per rappresentare la nostra società e le sue contraddizioni.
M’informo su di loro e scopro che sono due artisti di strada italo-newyorkesi e i loro lavori appaiono nelle strade di diversi paesi, anche in Europa e Nuova Zelanda. A quanto pare, a loro non piace discutere delle opere, preferiscono che ogni persona si senta libera d’interpretarle ...
Enzo Sarto si definisce un bugiardo e ciarlatano, diretto discendente di Romolo e Remo, nato in provincia di Roma e cresciuto negli Stati Uniti dagli anni '80. La sua difficoltà a integrarsi, perché ripetutamente deriso dal suo accento, l’ha portato a sviluppare la passione per l’arte per trovare un modo diretto e rivoluzionario di arrivare alla gente. Ha conosciuto diverse condizioni umane, avendo svolto numerose attività come panettiere, musicista, operaio, vivaista, magazziniere e altri ancora di cui non ricorda neanche più. Esperienze che l’hanno spinto a denunciare con la sua arte un sistema che abusa della parola democrazia per mantenere il controllo sulle nostre vite. Con Nio sono amici dall’infanzia, addirittura dall’Italia, anche Nio che di cognome fa Gallo, è nato in Italia a Tortoreto, in Abruzzo. C’è perfino una foto che li ritrae da bambini e che già dimostra la loro natura fuori dal comune.